barghe. immaginando l'anima del fiume fotografie di pino mongiello e salvatore attanasio ex centrale idroelettrica,via ippolito boschi, 21 - barghe dal 13 settembre al 3 novembre 2025 | ||
Fin dagli albori della storia, le immagini hanno rivestito una grande importanza per l'essere umano.Lo testimoniano i graffiti, i dipinti, gli affreschi, le tele che hanno accompagnato il lungo percorso evolutivo della nostra specie. Risulta interessante notare quanto il mutare delle tecniche e dei materiali non abbia minimamente scalfito il primario, istintivo desiderio di coloro che, mossi sicuramente da passione e talento, si sono prefissati di immortalare il presente, consegnandolo, quale preziosa testimonianza, al futuro.Da qui l'interesse che Comunità Montana di Vallesabbia ha provato nei confronti della proposta avanzata da Pino Mongiello e Salvatore Attanasio, rispetto ad una mostra fotografica avente come soggetto il fiume Chiese; elemento già di per sé interessante che i proponenti, peraltro realizzatori degli scatti, hanno voluto valorizzare in tutto il suo percorso, dalla sorgente alla foce, esaltandone la bellezza con preziosi scorci dei territori che lambisce.Un progetto certamente ambizioso e complesso ma assai stimolante per l'ente, che ha tra i suoi obbiettivi e doveri la promozione e lo sviluppo del territorio di sua competenza. In particolare, per una di quelle coincidenze che talvolta capitano, è venuto naturale individuare la sede della mostra in un luogo simbolo del fiume Chiese, vale a dire l'edificio, sito nel comune di Barghe, costruito a inizio novecento come centrale idroelettrica, gestita dalla Società Elettrica Bresciana e, fino alla dismissione negli anni settanta, dall’Enel.Quale posto migliore quindi per una mostra sul Fiume Chiese, di un edificio che grazie allo stesso è nato e tanto ha contribuito alle esigenze umane?Oggi, con orgoglio e soddisfazione, vediamo la realizzazione di quella che è stata inizialmente una idea, che dalla sua fase embrionale si è evoluta ed è culminata nella pubblicazione di un catalogo della mostra, che perpetuerà nel tempo la competenza e la passione regalataci dagli autori. Assessore alla cultura Guerra Gian Battista Presidente Comunità Montana Valle Sabbia Giovan Maria Flocchini |
“VIAGGIATORI AI MARGINI DEL PAESAGGIO” La vita è un lungo fiume tranquillo: così asseverava una pellicola del 1988 diretta da Étienne Chatiliez, una gradevole commedia francese che raccontava lo scambio in culla di due neonati in un reparto di maternità con tutti gli inghippi successivi. Un film che in quella stagione si impose al botteghino e che oggi è finito nella soffitta dell’oblio. Ma quel titolo, stentoreo come un adagio popolare dal sapore di verità, è rimasto nel patrimonio lessicale. Benaugurante e positivamente sentenzioso, pronto per essere smentito di brutto con una negazione: qualche anno dopo l’uscita del film è arrivato infatti sui banchi delle librerie un diario di tre sorelle, sempre francesi (Sophie, Carole e Nelly Savoie) che testimoniavano le loro traversie infantili in seguito al divorzio dei genitori. Titolo: La vita non è un lungo fiume tranquillo. Botta e risposta. Che dire? Le opinioni sono fatte per divergere. In questo caso a far da collante e switch nell’antitesi c’è l’idea possente del fiume come rappresentazione del pensiero. E’ questo che ci importa. Il fiume è una metafora perfetta della vita, con il suo decorso placido o torrentizio, lungo lo spazio e nel tempo, con le anse, le cascatelle, i gorghi, le correnti. Il fiume come risorsa materiale, rete irrigua e linfatica, ma anche immateriale, simbolica di fertilità e nutrimento (le antiche civiltà sviluppatesi sulle rive del Nilo, del Tigri e dell’Eufrate). Il fiume come corso d’acqua, l’elemento senza il quale non ci sarebbe vita. Nasciamo nell’acqua – schiuma marina come nel caso di Venere, dea della Bellezza (dell’amore e dunque del principio vitale) o semplicemente liquido amniotico, come nel caso dei comuni mortali - e troviamo benessere nell’acqua. | |
Chiare e fresche e dolci acque… un refrain poetico che ronza nella mente, un eco scolastico, ma anche: le acque che si “rompomo” e preludono al parto, oppure, come si legge nella Genesi, le cateratte del cielo si aprono per scatenare il diluvio. Già, perché da tenere in conto ci sono anche le calamità naturali. E ancora, il fiume che sgorga da una polla e finisce nel mare, ovvero l’uno che fluisce nel tutto, alimentando la circolarità eterna della materia, sancita da quel principio della termodinamica, o principio di conservazione dell’energia. Letteratura, cinema e arte raccontano storie di e sui fiumi. Solo qualche titolo filmico ed è subito una lista di memorabilia: L’Atalante (1934) di Jean Vigo, storia di un amour fou lungo i canali della Francia; Un tranquillo week end di paura (1972) di John Boorman, parabola feroce sullo scontro tra uomo e natura lungo il torrente Cahulawassee che scende dagli Appalachi; Apocalypse now (1979) di Francis Ford Coppola, capolavoro titanico sullo smacco subito dagli Stati Uniti in Vietnam ispirato a Cuore di tenebra di Joseph Conrad, in cui il marinaio-narratore Marlow risale il fiume Congo alla ricerca del Male incarnato della boria della politica colonialista occidentale: e infine, scena madre, da ricordare la statua di Lenin riversa sulla chiatta che naviga alla deriva sul Danubio ne Lo sguardo di Ulisse (1995) di Theo Angelopoulos: l’immagine che più di altre ha significato il tramonto delle ideologie dopo la caduta del muro di Berlino. I fiumi hanno molto da raccontare. Cercano il mare, sono irreversibili, eppure a volte gli uomini devono risalirli, controcorrente, per tornare alla fonte e ritrovare le proprie radici e se stessi. Se ressourcer (source, fonte), letteralmente tornare alla fonte: così i francesi esprimono il significato di rigenerarsi e ricaricarsi. |


